Centro Studi " Il Risveglio",  politica,  società,  storia

PERICOLOSE O CORAGGIOSE VISIONI

 

 

 

dopo l’articolo sulle infrastrutture,

riceviamo e pubblichiamo

la riflessione  di un operatore del settore:

dott. Mosè Renzi,

managing director dell’interporto d’Abruzzo

 

 

 

L’ammodernamento e l’accrescimento della dotazione infrastrutturale è un argomento che da sempre è alla ribalta dell’agenda politica, a tutti i livelli, ed è chiaro che molto spesso, più che ad una visione integrata e di insieme, magari anche sovranazionale, si è tentati a caldeggiare e prediligere progettualità ed opere che sono appannaggio e beneficio di pochi. Un tempo si sarebbe parlato di politica del campanile. Ecco allora giustificarsi chi con passione coraggiosa e visionaria, piuttosto che con il pragmatismo dello statista o di un uomo d’impresa, cerca di far risalire i gradini della gerarchizzazione degli investimenti, ad idee che, al cospetto di un’analisi costi benefici non possono e non devono essere avallate. Magari si rievocano visioni illuminate di un lontano e glorioso passato, figlie di un sistema economico che non c’è più e che mai più si riproporrà

Oggi più che mai, con processi economici sempre più globalizzati, i cicli mutano e svaniscono come neve al sole e per leggerne ed interpretarne le dinamiche prospettiche occorre analizzare e riattualizzare costantemente un insieme di parametri sociali, economici ed industriali. Negli ultimi lustri, l’unico fenomeno che sembra irreversibile è l’aumento della distanza da coprire tra i luoghi di produzione e quelli di distribuzione. Parliamo dunque di migliaia di chilometri e non di centinaia. Inizialmente si sono spostati i mercati produttivi in luoghi in cui il mercato del lavoro ed il gap fiscale, conferivano un vantaggio competitivo alle imprese. Poi ci sono stati fenomeni di concentrazione produttiva, fenomeni inversi, di rientro di produzioni o di parti di esse, per puntare maggiormente sulla qualità che solo maestranze altamente professionalizzate possono garantire e politiche commerciali improntate su caratteristiche di artigianalità, unicità e ricercatezza.

L’unica costante di questi scenari macroeconomici è che i mercati di approvvigionamento e di distribuzione non sono più di prossimità. Non si parla più di regioni, di nazioni, ma di mercati continentali o intercontinentali. In tutto questo è evidente che la logistica dei trasporti gioca un ruolo fondamentale e con essa le infrastrutture capaci di innescare il ciclo virtuoso del mercato. In questo quadro la Regione Abruzzo ha delle limitazioni. Demograficamente inesistente per proporre ragionamenti logici e strutturati sulla mobilità dei passeggeri e logisticamente svantaggiata da una geolocalizzazione che non consente di massimizzare le economie di scala di talune modalità o tecniche di inoltro. Insomma sembrerebbe spacciata se non fosse che il distretto industriale dell’automotive, trainato dall’industria automobilistica FCA, quello delle eccellenze regionali agro-alimentari, ma anche altri distretti, le conferiscono un nuovo ruolo di cerniera nella catena logistica, da scoprire e valorizzare.

Ecco allora spiegarsi il motivo per cui allo stato attuale non si dovrebbe parlare di trasversalità, argomento che sembra invece appassionare ed animare un serrato confronto tra gli stakeholder, ma piuttosto convergere con comunione di idee ed intenti sull’ottenimento del prolungamento del corridoi TEN-T Baltico-Adriatico, che solo dopo una prima revisione ricomprende il territorio di Ancona e che vede, il tratto intercorrente tra la città dorica e Bari, escluso dalle politiche comunitarie sulla mobilità, siano esse per le persone o le merci. Proprio in quest’ultimi giorni sui mass media si parlava della formalizzazione della Regione Abruzzo, di concerto con le regioni contermini Marche, Molise e Puglia, di una nuova istanza da presentare a Bruxelles con cui dar seguito alla consultazione promossa in ambito comunitario per l’ottenimento dell’inserimento nel corridoio plurimodale Adriatico. In quest’articolo si rimarcava quanto fosse importante questo passaggio al fine di veder finanziate, con logiche di priorità, opere di ampliamento e potenziamento delle infrastrutture viarie e nodali.                                   

Or dunque, che motivo c’è di disperdere energie e parlare di trasversalità? Le autostrade appenniniche che ci servono sono sottoutilizzate e la rete ferroviaria Tirreno-Adriatica, come già scritto in un editoriale pubblicato su questa stessa rivista, è stata realizzata agli inizi del diciannovesimo secolo. Una linea vetusta e con acclive che non le dà alcuna possibilità di rendere efficiente il trasporto cargo, né tantomeno contribuire a ridurre le esternalità negative, in un’epoca in cui si parla di trasporti massivi, di mega ship (>20.000 TEU) o di treni merci a standard europeo (2.000 ton di massa trainata), capaci di rendere interoperabili modi di trasporto diversi ed avvicinare, con tempi di transito efficienti, i continenti. Un tratto, quello trasversale, breve, ma che ai fini di un possibile ammodernamento, richiederebbe investimenti faraonici che mai, ripeto mai, potrebbero avere un ritorno economico o comunque riequilibrare la sostenibilità.

Di questo si è parlato lungamente nel corso di un evento che ha avuto luogo, presso la Camera di Commercio di Chieti, venerdì u.s.. Oltre alla trasversalità sono stati toccati altri temi come l’istituzione delle Zone ad Economia Speciale, la riorganizzazione delle Autorità di Sistema Portuale, ma anche di un possibile rilancio delle aree interne della Regione Abruzzo per contrastare il fenomeno dello spopolamento. Temi su cui il neo Governatore Marsilio, nonostante l’insistenza di una certa lobby, si è mostrato deciso a dar seguito ad un’azione politica che possa, in tempi rapidi, far inserire funzionalmente nel corridoio adriatico la fascia costiera del nostro litorale, mostrando padronanza e conoscenza delle dinamiche di flusso che caratterizzano il territorio.

In conclusione consiglierei di continuare ad inseguire i sogni, ma senza trasformarli in ossessioni …… almeno fino a quando non vedremo esaudirsi e concretizzarsi alcune realtà strategiche.  

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