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L’EUROPA: UN SOGNO ANTICO

 

 

di

      Gino Zavanelli

 

 

 

Ottant’anni fa, nel 1941, non si sono ancora spenti i bagliori della seconda guerra mondiale che sta devastando la vecchia Europa, con tutti i Paesi in guerra tra di loro, e alcuni visionari, costretti al confino dal regime fascista in una piccola isola del Tirreno – Ventotene -, impossibilitati a fare, ma non a pensare, sognano un’Europa unita, in senso federale, fondata su principi di pace e libertà: Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi scrivono il Manifesto di Ventotene.

Il Manifesto di Ventotene, originariamente redatto con il titolo Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto, viene diffuso clandestinamente grazie ad alcune donne che lo portano sul continente dall’isola di Ventotene e lo fanno conoscere agli ambienti dell’opposizione di Roma e Milano.

Eugenio Colorni nel 1944, poco prima di essere ucciso, ne cura la redazione in tre capitoli: il primo (La crisi della civiltà moderna) e il secondo (Compiti del dopoguerra. L’unità europea) interamente elaborati da Spinelli, come anche la seconda parte del terzo (Compiti del dopoguerra. La riforma della società), mentre la prima parte di quest’ultimo viene definita da Rossi.

Perché ricordarlo?

Perché l’Europa è un tema che oggi, nelle giovani generazioni suscita meno emozioni di allora. Eppure, la pace e il benessere di cui godiamo restano conquiste fondamentali di quel sogno. Senza quel sogno e senza l’impegno politico dei padri fondatori – Alcide De Gasperi, Konrad Adenuaer, Robert Schuman e Jean Monnet – non potremmo vivere nella zona di pace e di stabilità che oggi diamo troppo facilmente per scontata, ma che scontata non è.

Credo possa essere utile, perciò, ripercorrere brevemente le tappe principali di un percorso difficile, tortuoso, ma fortunatamente mai interrotto.

La fine della guerra, la rinascita della democrazia, gli anni eroici della ricostruzione e qualche tentativo per la nascita di una nuova Europa.

Nel 1951 la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) comincia a unire i paesi europei sul piano economico e politico al fine di garantire una pace duratura. I sei membri fondatori sono il Belgio, la Francia, la Germania, l’Italia, il Lussemburgo e i Paesi Bassi.

Nel 1957 questi Paesi firmano il trattato di Roma che istituisce la Comunità Economica Europea (CEE).

Nel 1973 con l’adesione della Danimarca, dell’Irlanda e del Regno Unito, il numero degli Stati membri dell’Unione Europea sale a nove.

La caduta del regime di Salazar in Portogallo nel 1974 e la morte del generale Franco in Spagna nel 1975 decretano la fine delle ultime dittature di destra al potere in Europa.

Il Parlamento europeo accresce la propria influenza nelle attività dell’UE e, nel 1979, è eletto per la prima volta a suffragio universale.

Nel 1981 la Grecia diventa il decimo Stato membro dell’UE, mentre il Portogallo e la Spagna aderiscono all’UE cinque anni dopo.

Nel 1986 viene firmato l’Atto unico europeo, che pone le basi per un ampio programma di sei anni finalizzato a risolvere i problemi che ancora ostacolano la fluidità degli scambi tra gli Stati membri dell’UE e crea così il “Mercato unico”.

 

©Mark Power / Magnum Photos

Nel 1989 si produce un grande sconvolgimento politico quando viene abbattuto il muro di Berlino e, per la prima volta dopo 28 anni, si aprono le frontiere tra Germania Est e Germania Ovest. Ciò porta alla riunificazione della Germania orientale e occidentale nell’ottobre 1990.

Con il crollo del comunismo nell’Europa centrale e orientale i cittadini europei si sentono più vicini.

Nel 1993 viene completato il mercato unico in virtù delle “quattro libertà” di circolazione di beni, servizi, persone e capitali.

Gli anni Novanta sono inoltre il decennio di due importanti trattati: il trattato di Maastricht sull’Unione europea (1993) e il trattato di Amsterdam (1999). I cittadini europei si preoccupano di come proteggere l’ambiente e di come i paesi europei possano collaborare in materia di difesa e sicurezza.

Nel 1995 aderiscono all’UE tre nuovi Stati membri: Austria, Finlandia e Svezia.

Nel 2002 l’euro diventa la nuova moneta per molti europei, e nel corso del decennio viene adottata da un sempre maggior numero di paesi.

Con l’adesione all’UE di ben 10 nuovi Stati membri nel 2004, seguiti da Bulgaria e Romania nel 2007, si ritengono definitivamente sanate le divisioni politiche tra Europa orientale e occidentale.

Una crisi finanziaria colpisce l’economia mondiale nel settembre 2008. Il trattato di Lisbona viene ratificato da tutti i paesi membri prima di entrare in vigore nel 2009. Con esso l’Unione europea si dota d’istituzioni moderne e metodi di lavoro più efficienti.

Nel 2012 l’Unione europea riceve il premio Nobel per la pace.

Nel 2013 la Croazia diventa il 28º Stato membro dell’UE.

Il primo semestre del 2020 ci riserva la grande paura del COVID-19, la pandemia, il lockdown, la paura di abbracciarsi, la crisi economica conseguente al lockdown.

Il 31 dicembre 2020 la Gran Bretagna esce ufficialmente dall’Unione Europea, la Brexit. Un fantasma si materializza e s’aggira per l’Europa: “…EXIT”.

Che fare?

Qualche europeista convinto, non schiacciato dalla “dittatura del presente”, potrebbe rilanciare oggi un sogno antico: Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto, e scrivere un breve programma politico, in tre capitoli:

  • il primo, La crisi della civiltà moderna;
  • il secondo, Compiti del dopo Covid. L’unità europea;
  • il terzo, Compiti del dopo Covid. La riforma della società.

 

Faccio mie le parole di Romano Prodi: “Mi auguro che questo cammino proceda poiché io, personalmente, ne avrò bisogno ancora per un po’, mentre i giovani ne avranno bisogno ancora per molto tempo”.

 

 

 

 

Teramo, gennaio 2021

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