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APOTEOSI – IGNOTO MILITI

 

 

 

 

 

 

 

Per il Centenario del “Milite Ignoto” 1921 – 2021

 

Di

Umberto Biancone

– editoriale apparso su “Il Risveglio” nell’edizione del 12 novembre 1921-

 

 

Quanto avvenuto in Italia il 4 novembre decorso per la consacrazione alla gloria del “Milite Ignoto”deve formare oggetto di legittimo Orgoglio e di sincero compiacimento per ogni buon cittadino.

Nel Milite Ignoto la Patria ha voluto raffigurare ciascuno dei suoi figli combattenti per la santa causa della sua redenzione da ogni vestigio di oppressione straniera – e riconfermare, nel modo più significativo e più solenne, l’omaggio di gratitudine imperitura per tutti quelli che versarono il loro sangue per il compimento di un così alto dolore.

Nella Città Eterna, che che accoglie i monumenti e i ricordi dell’antica grandezza, trova il suo degno sepolcro l’eroe sconosciuto che non esitò ad offrire per un nobilissimo ideale, la propria fiorente giovinezza, e nel quale ogni madre, ogni sposa, ogni persona comunque colpita dai lutti della guerra rivede le sembianze del figlio, del congiunto diletto caduto da prode sul campo di battaglia.

Felice la concezione, e il rito solenne, perché nel glorioso anniversario della data memorabile che segnò la fine della nostra guerra liberatrice, tutta l’anima del popolo d’Italia era raccolta intorno all’altare della Patria per riaffermare, al cospetto del mondo, la propria concordia e la propria fede in un luminoso e prospero avvenire.

E per un giorno tacquero gli odii ed ebbero tregua le divisioni di parte e le competizioni  politiche; di fronte all’impotenza del rito di ogni cuore si ricompose in intimo atteggiamento d’italica fierezza per onorare l’umile artefice della grande e fulgida vittoria.

Da ogni parte della Nazione convennero a Roma, per partecipare alla patriottica cerimonia, rappresentanze di circoli, Sodalizi, Enti pubblici e un numero infinito di Bandiere formanti una selva tricolore che contribuì meravigliosamente a dare al grande corteo un aspetto de più fantastici e dei più commoventi. Dal Re all’ultimo cittadino tutti accorsero a recare il loro tributo di amore e di riconoscenza sulla bara  del Milite Ignoto – e nulla venne a turbare la serena compostezza del solenne avvenimento, il quale non soltando in Roma, dove ogni nobile iniziativa trova la più calorosa e felice espressione, ma in tutte le città, in tutti i Comuni, in tutte le Borgate, ebbe – nello stesso giorno e nella stessa ora – la sua eco di amore e di dolore, di entusiasmo e di fede, di concordia e di ammirazione fervida e devota. Perché Roma è il cuore della Patria, e quando il cuore della Capitale ha palpiti  di affetto e fremiti di fervore patriottico, tutte le altre parti del grande organismo della Nazione vibrano degli stessi sentimenti e dello stesso amore, illuminati dalla luce di un ideale unico e comune.

Ma nel rito solennemente celebrato il 4 novembre in tutti i paesi d’Italia non devesi scorgere soltanto l’apoteosi della vittoria nostra che determinò per fatale concatenazione di eventi, il crollo definitivo degli Imperi Centrali e della loro politica di oppressione e di rapina ma bensì anche un salutare ad efficace ammonimento della grande maggioranza del popolo italiano a quelle fazioni politiche, che dopo avere invano tentato il dissolvimento del suo organismo nazionale col veleno della propaganda massimalista, ancora si lusingano di potere tener desta nel Paese un’agitazione del tutto fittizia ed artificiale, diretta a boicottare le più sane energie individuali e di classe, per ostacolare con tutti i mezzi possibili la ricostruzione economica e la pace sociale, di cui è così vivo e impellente il bisogno.

Anche questa volta da Roma, centro del più puro patriottismo, è la partita la voce ammonitrice di tutta la nazione intimamente unita in un patto di concordia e di fede, che, resistendo a tutte le perfidie degli uomini e della sorte, dovrà condurre in breve tempo il nostro Paese in un avvenire di pace e di fecondo lavoro. Sopra tutte le mene politiche e settarie, sopra ogni intrigo di individui o di partiti, sopra tutte le ambizioni, i contrasti e le ire che agitano le acque della vita pubblica italiana, la visione sublime del Milite Ignoto si eleva maestosa e imponente, nella sua luce di gloria, ad affermare solennemente il  sacro diritto d’Italia veder garantita la pace entro i sicuri confini delle alpi e del mare, da esso guadagnata col sagrificio generoso della propria vita. E la visione luminosa e gentile deve restare nel cuore e nella mente di ogni italiano, perché il sagrificio nobilmente e serenamente compiuto non vada disperso e la Patria possa finalmente ritrovare, nella concordia e nel fecondo lavoro dei suoi figli, la via della sua gloria, che ebbe in Vittorio Veneto la traccia luminosa dei futuri destini.

E così ogni madre potrà sollevare il viso dalle gramaglie e sorridere al suo piccolo Eroe che dorme sotto il tricolore nelle umili tombe di Aquileia, come quando, nella culla ne vegliava i sonni tranquilli con gli occhi pieni di soave tenerezza!…

 

Teramo, 12 novembre 1921

 

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